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La rassicurante possibilità di godere di un facile riscaldamento domestico e l'"elettrizzante" diffusione della luce elettrica. La dilagante passione per i nuovi mezzi di trasporto della modernità presto trasformatasi in ebbrezza della velocità. Il lavoro rurale e quello delle fabbriche. La vanità delle donne della media e alta società addirittura superata da un sorprendente narcisismo maschile. I passatempi: teatri, luna park, gioco, balli, corse di cavalli, sport. E poi, negli anni del fascismo, un razzismo appena velato di bonario paternalismo, il linguaggio sempre più forte della propaganda, la politica che pervade il quotidiano. I manifesti stampati in Italia tra la fine dell'Ottocento e gli anni quaranta del Novecento sono frutto della fantasia di artisti di fama internazionale, desiderosi, grazie anche all'ausilio dei mezzi di informazione, delle riviste specializzate, degli intellettuali, degli imprenditori e del governo, di realizzare in Italia, in concomitanza con il crescere dell'industria e con il diffondersi dei consumi, un nuovo tipo di comunicazione, efficace, in linea con le ricerche figurative e grafiche coeve, aperta a influenze straniere. Agli albori della comunicazione pubblicitaria, frutto di riflessioni e studi sin dai primi decenni del Novecento, la loro opera apre un insolito spiraglio sul costume degli italiani del secolo scorso, sul loro sogno "moderno", sulle loro aspirazioni al benessere e a una migliore qualità della vita.